Perché la proposta del Tour de France 2020 senza pubblico è inapplicabile

Lo sport è paralizzato, così come quasi tutti gli altri settori della società: è questo uno dei giganteschi contraccolpi portati dall’emergenza Coronavirus, che ha di fatto travolto la vita delle persone andando a modificarne la quotidianità anche nei suoi dettagli o aspetti più semplici. E così, anche dal punto di vista sportivo tutto tace in questo periodo.

Quando trattiamo questa tematica non dobbiamo pensare che l’unico settore direttamente coinvolto sia quello principalmente colpito, ovvero quello degli atleti: le ripercussioni infatti coinvolgono anche società, emittenti televisive, appassionati, tutti coloro che amano giocare e scommettere con siti come casinoonlineprova.com ed una serie di innumerevoli altre figure al mondo dello sport correlate. Negli ultimi giorni per quanto riguarda il ciclismo è arrivata però una proposta innovativa.

La proposta del Ministro dello Sport

Anche il mondo del ciclismo, dopo un primo periodo di indecisione e di scelte non uniformi, ha dovuto fare un passo indietro di fronte al Coronavirus: qualsiasi evento è stato sospeso almeno fino al 30 aprile, e in ogni caso non vi è ad oggi la certezza che si possa riprendere a maggio. Uno degli eventi più rappresentativi a livello mondiale e mediatico per questo sport è certamente il Tour de France, che con queste regole dovute alla attuale situazione verrebbe inevitabilmente colpito.

Pur essendo in programma dal 27 giugno al 19 luglio, e dunque non imminente, è già entrato nei pensieri degli organi competenti e degli appassionati: la speranza di tutte le parti coinvolte sarebbe quella di non rinviare l’evento. Chiaro è che tutto dipenderà dagli sviluppi della pandemia: ad oggi nessuno può dire con certezza quali evoluzioni avrà preso la situazione da qui a più di due mesi. Ma l’attenzione è già alta, e le soluzioni ipotizzate anche.

Pochi giorni fa ha infatti parlato a proposito dell’argomento il Ministro dello Sport francese, che ha annunciato la valutazione di una proposta inedita. Queste le parole di Roxana Maracineanu: Correre il Tour de France 2020 a porte chiuse è una possibilità. Tutti gli scenari sono possibili. Siamo in costante contatto con gli organizzatori, anche se ad oggi è probabilmente prematuro fare previsioni”.

Perché sembra inapplicabile

Si tratterebbe di una realizzazione dell’evento assolutamente inedita, che ad oggi non è ovviamente ancora ufficializzata ma che il Ministro dello Sport francese ha giustificato in questo modo: il modello economico di una corsa come il Tour de France, secondo le sue parole, non è basato tanto sugli incassi provenienti dalla biglietteria quanto invece sui diritti televisivi. Dunque, dal punto di vista economico, le entrate registrerebbero certamente una perdita ma da parte di una fetta non maggioritaria.

Perché allora sembra un modello inapplicabile? Perché trasformerebbe completamente l’essenza del tour, andando a snaturare quello che è il significato stesso dell’evento: come tutti ben sappiamo, nello sport esistono molti più fattori per poter ricondurre tutto ad un modello economico. Se dal punto di vista degli introiti potrebbe non registrarsi una differenza evidente, o essere addirittura minima, lo stesso non si può dire del fattore umano, nonché della percezione stessa della corsa e del percorso da parte degli atleti.

Non è un caso se i dati relativi al 2019 parlano di una stima di circa 11 milioni di tifosi ad affollare le strade francesi per vedere da vicino i propri idoli: una caratteristica intrinseca di tutte le corse di questo sport, a maggior ragione di quelle più di cartello. Un Tour de France a “porte chiuse” darebbe davvero l’impressione di un evento in qualche modo snaturato. I tempi sono ad ogni modo ancora prematuri per trattare la questione, ma la prima impressione alla proposta di Maracineanu è questa senza dubbio.

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