Il Giro d’Italia, la sua storia, i suoi campioni, le sue imprese. Riviviamo i momenti indimenticabili della corsa rosa: questa è la nostra top ten delle più grandi imprese della storia del Giro. Se vi piace e vi ha fatto riaffiorare qualche emozione condividetela!
1 – Fausto Coppi, Cuneo Pinerolo del Giro d’Italia 1949: la fuga più leggendaria del Giro e forse della storia del ciclismo. 192 km pedalati da solo, contro montagne come Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere. Una cavalcata incredibile, che ispirò anche uno dei pezzi più famosi del giornalismo sportivo: Dino Buzzati raccontò la fuga di Coppi e la rincorsa vana di Bartali tra ciclismo e epica, paragonando i campioni a Achille e Ettore. Coppi partì tutto solo già all’inizio della Maddalena, a quasi 200 km dall’arrivo, nonostante dovesse recuperare solo una manciata di secondi alla traballante maglia rosa Leoni. Ma quel giorno il Campionissimo volle regalare una vera impresa su e giù per quelle montagne che allora spaventavano, molto più di oggi, con strade sterrate e rese ancora più infami dalla guerra. Ma perchè Coppi volle rischiare un’impresa così esagerata quando gli sarebbe bastato attaccare sull’Izoard o sul Monginevro? Forse per dare un colpo definitivo al rivale di sempre, Gino Bartali, che aveva qualche problema meccanico sulla prima salita, o per rispondere a degli attacchi che si erano scatenati quando lui si era fermato per oliare la catena. Ognuno ha dato la propria versione, alimentando quello splendido gioco di fantasia che era il ciclismo di quei tempi.
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A Pinerolo Coppi arrivò con 11’52” su Bartali e più di venti minuti sugli altri inseguitori, tra cui il grande Alfredo Martini che si classificò terzo. Coppi conquistò la maglia rosa quel giorno e la portò fino a Milano, vincendo il suo terzo Giro d’Italia in una stagione che gli regalerà la doppietta con il Tour, la prima mai realizzata.
2 – Charly Gaul, Monte Bondone al Giro d’Italia 1956: una delle giornate più incredibili per il Giro. Una tappa alpina sotto il gelo e la neve in cui si presentò Charly Gaul. Lo chiamarono l’Angelo della montagna dopo quella folle tappa in cui vinse il suo Giro. La corsa fu investita da una vera tormenta di neve: corridori che si ritiravano, si fermavano assiderati, anche la maglia rosa Pasquale Fornara. Su ogni salita volava via Charly Gaul: lo raggiungevano in discesa, il suo punto debole, ma ogni volta che la strada saliva Gaul tornava a volare. Sulla salita finale del Monte Bondone resistette sotto la tormenta andando a vincere semiassiderato. Con mezzo gruppo costretto al ritiro Gaul vestì la maglia rosa che portò fino alla fine. Secondo in quel Giro d’Italia fu uno stoico Fiorenzo Magni, che finì la corsa con una clavicola fratturata: chi non ricorda Magni salire sul colle di San Luca stringendo un tubolare tra i denti con cui reggeva il manubrio?
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3 – Marco Pantani, Oropa, Giro d’Italia 1999: il Pirata ha regalato tante imprese da leggenda, ma probabilmente il Pantani più forte è stato quello di Oropa ’99. L’impresa fu eccezionale: Pantani, già in maglia rosa, rimase appiedato all’inizio della salita per un salto di catena. La rincorsa fu uno show mai visto: una sessantina di sorpassi, uno dietro l’altro, tutto il gruppo ripreso e saltato via, su per la salita che porta al Santuario di Oropa.
4 – Gino Bartali, Merano, Giro d’Italia 1937: la più grande impresa di Bartali nel giorno del debutto delle Dolomiti al Giro. Bartali aveva conquistato la maglia rosa vincendo la cronoscalata al Terminillo, ma sulle Dolomiti fu ancora il grande protagonista staccando tutti su Rolle e Costalunga ed arrivando a Merano con più di cinque minuti di vantaggio su Valetti e gli altri sconfitti.
5 – Marco Pantani, Aprica Giro d’Italia 1994: l’esplosione del Pirata. E’ il Giro vinto da Berzin, della prima sconfitta di Indurain, ma tutto lo ricordiamo per Pantani. Il Pirata aveva già vinto il giorno prima a Merano, ma fu nella tappa dell’Aprica che nacque il suo mito. Attaccò sul Mortirolo, attese gli inseguitori nel successivo tratto e staccò ancora una volta il grande Indurain, che aveva già vinto tre Tour, sul Santa Cristina.
6 – Eddy Merckx, Tre Cime di Lavaredo Giro d’Italia 1968: ancora una giornata di neve e gelo per la prima firma su una grande tappa alpina del più forte di tutti, Eddy Merckx. Il campione fiammingo aveva già vinto tre tappe in quel Giro, ma alle Tre Cime fece capire una volta per tutte che il suo dominio non si sarebbe fermato a volate e classiche. Anche le grandi montagne erano sue: alle Tre Cime sbaragliò il campo lasciando Motta e Zilioli a 4 minuti e Gimondi a 6.
7 – Fausto Coppi, Bormio al Giro d’Italia 1953: la prima dello Stelvio e l’ultima di Coppi, un incontro di leggende. Il Giro d’Italia ’53 saliva per la prima volta allo Stelvio. In rosa c’era lo svizzero Hugo Koblet, che pareva controllare in scioltezza gli attacchi in montagna del Campionissimo. Ma sullo Stelvio Coppi mise alle corse l’avversario per la sua ultima grande impresa sulle strade rosa. Nonostante una discesa a tomba aperta lo svizzero non riuscì più a recuperare Coppi, che a Bormio conquistò il suo quinto ed ultimo Giro d’Italia.
8 – Marco Pantani, Plan di Montecampione al Giro d’Italia 1998: il duello finale del Giro ’98, l’anno magico del Pirata. Pantani in maglia rosa doveva ancora attaccare per mettersi al riparo dal recupero di Tonkov nella crono finale. Dopo il pareggio di Pampeago la sfida finale fu a Montecampione, intensa e snervante. All’ennesimo cambio di ritmo Pantani riuscì a far crollare Tonkov arrivando da solo al traguardo e mettendo le mani sul Giro.
9 – Vincenzo Nibali, Tre Cime di Lavaredo al Giro d’Italia 2013: una grande impresa ma anche una vittoria fortemente simbolica per un ciclismo rinnovato. Già sicuro della sua maglia rosa Nibali volle regalare una tappa di spettacolo attaccando sotto la neve all’inizio della classicissima scalata alle Tre Cime.
10 – Bernard Hinault, Sondrio al Giro d’Italia 1980: la forza e la strategia del Tasso per vincere il suo primo Giro dopo un sorprendente duello con Vladimiro Panizza. Nella tappa dello Stelvio Hinault staccò tutti e con l’aiuto del compagno di squadra Bernaudeau mandato in fuga arrivò al traguardo di Sondrio con quattro minuti su Panizza prendendo così la maglia rosa.