Libri di Ciclismo: Trieste in maglia rosa
Trieste e il Giro d’Italia. Un rapporto speciale che ci fa capire quanto la corsa rosa sia capace di andare oltre lo sport
Trieste in maglia rosa. In occasione del ritorno del Giro d’Italia a Trieste per la tappa conclusiva dell’edizione 2014, Roberto Degrassi tesse la trama di novant’anni di storia tra la corsa rosa e la città giuliana.
Una storia fatta di campioni, personaggi, episodi da ricordare, a partire dalla prima volta nel 1919, una tappa firmata dal primo Campionissimo, Costante Girardengo.
L’arrivo simbolo è però quello del 1946, quando la storia del Giro incontra la Storia dell’Italia. E’ il primo giro dopo la guerra, in un paese che cerca di rialzarsi faticosamente tra macerie e sofferenze.
Trieste, città ferita e contesa che reclama la propria italianità, è un passaggio irrinunciabile e fortemente voluto, di grande valore simbolico.
Ma qualcuno non vuole il Giro, il simbolo dell’Italia, a Trieste ed organizza un agguato alla carovana, costretta a fermarsi a Pieris.
Solo la determinazione di Giordano Cottur, campione triestino, fa sì che un manipolo di corridori si presenti a Trieste per un arrivo solo simbolico, ma accolto con un entusiasmo incontenibile, semplice e genuino proprio come il ciclismo e il Giro.
La tappa non figura negli albi d’oro ma rinsalda in maniera indelebile il rapporto tra Trieste e il Giro.
La corsa tornerà molte altre volte a Trieste, dalle pazze fughe di Guido De Santi, un gran bel personaggio, al sorpasso di Zulle a Pantani nella crono del ’98, l’anno magico del Pirata.
Storie scelte con il cuore tra i tanti arrivi triestini per comporre i capitoli di “Trieste in maglia rosa“.
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