Globalizzazione o nazionalismo? – L’ennesima partenza dall’estero del Giro d’Italia ha raccolto grandi entusiasmi in Irlanda ma anche molte critiche in Italia, soprattutto dai tifosi di quelle regioni che da tempo vengono trascurate dalla corsa rosa. Anche per il Giro d’Italia, che Buzzati definì “caposaldo del romanticismo” vigono le regole della globalizzazione e dello sport business. Non c’è da scandalizzarsi. Portare il Giro d’Italia all’estero è un buon modo per farlo conoscere ancora di più a livello internazionale, cosa fondamentale nello sport moderno che vive di pubblicità e diritti Tv, e in cui si stanno affacciando realtà nuove con possibilità economiche importanti.
Per guardare al futuro è quindi una strada imprescindibile quella dell’internazionalizzazione. Magari la partenza all’estero potrebbe essere sfruttata meglio come strumento di promozione del Made in Italy. Si può anche discutere sull’eccesso di una partenza all’estero ogni due anni, ma portare il Giro fuori dall’Italia secondo noi è una cosa buona. Gli irlandesi hanno investito molto sul Giro d’Italia (si parla di 4 milioni di euro), hanno accolto e vissuto la corsa con grande calore e partecipazione. Dunque evviva il Giro d’Italia in Irlanda.
In quanto alle regioni che da tempo aspettano invano il Giro d’Italia bisogna dire che molti enti locali sono totalmente disinteressati alla corsa. Altri territori invece sono attivissimi, per esempio il Friuli, con progetti complessivi di cui il Giro è solo una parte. Sta agli enti locali fare proposte interessanti, sia da un punto di vista economico che di progetto.
Cronosquadre, regole di buonsenso – La cronosquadre d’apertura ha scoperto quello che secondo noi è un punto debole del regolamento. Alcuni dei favoriti alla maglia rosa finale hanno gareggiato ad un’ora e mezzo di distanza l’uno dall’altro, ovviamente con condizioni meteo completamente diverse, come era facilmente prevedibile in un paese climaticamente mutevole come l’Irlanda. Questo ha creato distacchi irreali, che potrebbero pesare sull’esito della corsa. Crediamo che servirebbe una soluzione di buonsenso per far correre queste tappe nella massima regolarità. Quindi partenze ogni tre minuti anzichè ogni cinque e ordini di partenza redatto a tavolino anzichè a sorteggio, con le squadre dei grandi favoriti messe una dietro l’altra. In questo modo tutti avrebbero più o meno le stesse condizioni, con vantaggio anche dello spettacolo.
Lo strapotere di Kittel continuerà in Italia? – Davvero impressionanti gli sprint di Marcel Kittel in Irlanda, una superiorità schiacciante. Non è stata una sorpresa, ma il tedesco è andato anche al di là della supremazia che ci si aspettava. Si è trovato in difficoltà, perchè in entrambe le occasioni il suo treno si è perso e lui ha rimediato con delle volate incredibili. Un gigante contro dei nani. Questo almeno su questo tipo di percorso. Dopo la tappa di domani a Bari la musica cambierà. Inizieranno i veri percorsi da Giro d’Italia e anche per Kittel la situazione cambierà. I suoi avversari sanno benissimo che il tedesco è il più debole di tutti in salita e per questo ci aspettiamo che lo attacchino ad ogni minimo dislivello. Così anche tappe come quella di Foligno potrebbero diventare molto interessanti ben prima dello sprint finale, con il tentativo di Cannondale, Trek ed altre squadre di indurire la corsa e staccare Kittel. Per Viviani, Nizzolo, Swift, Matthews, Bouhanni, ci sarà l’occasione di far fuori Kittel e di far vedere di essere meno potenti ma più completi di lui.