Quanto costa il ciclismo in Italia?

Tra le ultime a gettare la spugna ci sono il Gran Premio di Larciano e la Roma Maxima. Ma il ciclismo in Italia ha visto sparire negli ultimi anni un’infinità di corse. Classiche storiche come il Giro del Veneto, la Coppa Placci o il Giro di Romagna. Gare a tappe come la Settimana Lombarda, il Brixia Tour o il Giro di Sardegna. Organizzare una corsa di ciclismo non è facile, meno che mai in Italia, per le lungaggini burocratiche, meno che mai in questi anni di crisi economica senza fine. Spesso gli enti locali non hanno risorse, a volte neanche volontà, per mantenere una manifestazione sportiva che come nessun’altra promuove il territorio.

Quanto corsa una corsa?

I conti sono chiari quanto duri. Organizzare anche solo una semiclassica come Donoratico o Laigueglia richiede un investimento di 100-150.000 euro. I costi ovviamente lievitano per gare a tappe o corse di maggior livello, o per richiamare qualche campione. Non è poco, certo, ma bisogna pensare che oltre alla visibilità su giornali e siti, una corsa come Laigueglia porta il territorio per un’ora su un canale Rai. Per valutare il valore dell’investimento basti pensare a quanto costerebbe realizzare e trasmettere su un canale tv nazionale un mega spot di un’ora sul territorio. Possiamo pensare ad una corsa proprio come ad un grande spot in presa diretta per il territorio, ma a prezzi decisamente più contenuti.

Le altre opportunità: Giro e Tirreno

Le alternative all’organizzazione di una corsa in proprio sono le tappe delle grandi corse, come Tirreno Adriatico e Giro d’Italia. La Tirreno si sta rivelando un’opportunità particolarmente interessante. Ottenere una tappa della Tirreno può costare circa 50-100.000 euro, e garantisce una corsa di altissimo livello trasmessa in diretta non solo dalla Rai (con ascolti medi di 600.000 spettatori) ma anche da diversi canali stranieri come Eurosport. Non è un caso che a Camaiore abbiano pensato di congelare il loro Gran Premio prendendo in cambio la partenza della Tirreno Adriatico con un accordo triennale: costi inferiori e visibilità maggiore. Il Giro chiaramente ha costi più alti, ma il Giro è il Giro. Basti pensare ai dati d’ascolti di circa 2 milioni con punte di 4 milioni per le tappe più importanti (solo limitatamente alla Rai) e l’imponenza della carovana che si ferma sul territorio.

Ridurre i costi e aumentare la visibilità

Torniamo al punto di partenza, la difficoltà dei piccoli organizzatori. Crediamo che l’unica strada da seguire sia quella di fare gruppo tra gli organizzatori per diminuire le spese e moltiplicare la visibilità, ad esempio vendendo i diritit tv anche al’estero potendo proporre un pacchetti complessivo di corse. Potremmo così arrestare la moria di corse del ciclismo italiano e anzi cercare di attrarre nuovi ingressi e ritorni a vantaggio di tutto il movimento.

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