Ciclismo italiano, basta al giro del campanile
Il ruolo di Commissario Tecnico della nazionale non solo come selezionatore della squadra per i Mondiali, ma piuttosto come figura di riferimento per tutto il ciclismo italiano e per tutta la stagione. Dall’arrivo di Davide Cassani alla guida della nazionale si aspetta un cambio di passo all’insegna della qualità per il nostro movimento a partire dai giovani.
Lo aveva intuito per primo il compianto Franco Ballerini, ha cominciato a concretizzarne alcuni punti Paolo Bettini: il ciclismo italiano ha bisogno di modernizzarsi, di rispondere alle sfide arrivare dai paesi emergenti. Davide Cassani è l’uomo giusto per rendere il progetto qualcosa di più complessivo, perchè nonostante abbia smesso di correre da vent’anni non ha mai smesso di guardare al nuovo, al futuro, in tutte le sfaccettature che ormai il ciclismo comporta.
Dopo una stagione d’approccio, il progetto di Cassani entrerà a pieno regime nel 2015: ritiri della nazionale tutti i mesi e presenza della selezione azzurra a tutte le corse a cui sarà possibile sono i capisaldi. Vedremo così la nazionale schierata in molte corse italiane ma anche all’estero, a partire dal Tour de San Luis del prossimo gennaio in Argentina. Poi potremo ritrovare Cassani e gli azzurri in corse come Donoratico e Laigueglia, e giù giù fino alle classiche premondiali come Bernocchi e Agostoni. Saranno nazionali miste tra pro e under perchè l’obiettivo non sarà tanto quello di cercare delle vittorie, ma soprattutto di portare i giovani a fare esperienze in contesti di qualità.
Basta giro del campanile
E’ proprio quest’ultima una delle necessità più impellenti del ciclismo italiano. “Basta al giro del campanile” è stato uno dei proclami di Cassani. Un grido che sottoscriviamo con forza. Lo abbiamo già detto altre volte: il ciclismo giovanile in Italia non ha qualità, per diversi motivi. Uno è l’esagerata differenza tra le squadre più forti, due o tre, e tutte le altre. Il risultato è che a vincere ed emergere è quasi sempre la forza della squadra che sommerge il talento del singolo. Un altro problema è quello che Cassani ha chiamato il giro del campanile. Ovvero troppe corse di nessun valore tecnico, circuiti cittadini tra un paio di isolati mentre che generano finti campioni, mentre all’estero i coetanei si impegnano tra cronosquadre e corse a tappe insieme ai pro. Il nostro ciclismo giovanile, ma anche in parte quello pro, è in mano a persone cresciute con il ciclismo di trent’anni fa e che là, per convenienza o mentalità, si sono fermate. Il progetto di Cassani può dare una spinta al rinnovamento, ma soprattutto serve un ricambio forte tra i tecnici delle squadre di club e una formazione sempre più moderna da parte della federazione.
Ciclismo da tattica a prestazione
Il ciclismo sta diventando sempre più uno sport di prestazione e non esclusivamente tattico, e questo richiede conoscenze e mentalità che molti attuali manager e Ds da ciclismo pane e salame non hanno. Pensiamo che la figura del Ds stia cambiando velocemente verso una preparazione più a 360 gradi, ma che il ciclismo italiano non se ne sia reso conto. In tal senso un messaggio importante che il nostro ciclismo dovrebbe fare suo è quello arrivato dall’Olanda, dove la squadra World Tour Lotto Jumbo (ex Belkin e Rabobank) lavorerà in sinergia con una formazione di pattinaggio di velocità, sport popolarissimo nel paese orange. La collaborazione con sport di prestazione, come il pattinaggio o l’atletica, può essere interessantissima per il ciclismo e fornire nuovi spunti di crescita.
I casi esemplari dei giovani italiani
Esempi positivi in ogni caso non mancano tra le luci ed ombre del ciclismo italiano. Il percorso seguito da Matteo Trentin, Fabio Aru, Diego Ulissi o Elia Viviani è stato esemplare. Un impegno dilettantistico senza eccessi e all’insegna della multidisciplina, l’esordio tra i pro piuttosto precoce e in grandi squadre che li hanno portati subito a confrontarsi nelle università del ciclismo, ma sotto l’ala di grandi campioni e senza l’assillo del risultato immediato. Percorsi esemplari che devono essere il riferimento per lo sviluppo dei nuovi talenti e che certi squadroni giovanili dovrebbero studiare con umiltà.