Simon Gerrans, una Liegi sofferta
All’interno le altre interviste ai protagonisti – Nelle parole di Simon Gerrans c’è tutta la sorpresa di una vittoria costruita cogliendo l’occasione offerta da una corsa senza grandi attacchi e senza grande selezione. Una vittoria sofferta, per lui che non è certo uno scalatore e che alla Liegi era arrivato quasi sempre tra la decima e la ventesima posizione.
“Ho sofferto sulle ultime salite” spiega Gerrans “Non avevo buone gambe per il finale, ma ho sofferto e insistito perchè speravo nello sprint. Devo ringraziare i miei compagni, ci credevano più di me. Pensavo di non avere le gambe per il finale, ma mi hanno aiutato, hanno insistito per farmi tenere duro. Gli devo molto. Quando Martin è caduto all’ultima curva non mi ha ostacolato, ma è stato un attimo, questione di centimetri. A quel punto avevo fiducia nel mio sprint. Dopo 250 km può succedere di tutto in volata ma in genere in questi sprint di gruppo ristretto sono molto forte. Ho dato tutto e ai 50 metri ho capito che avrei vinto. Iscrivere il mio nome nell’albo d’oro di questa corsa è qualcosa di incredibile. Io ho cominciato ad andare in bici tardi, a 17 anni, e penso che sia normale aver raccolto i successi maggiori dopo i trent’anni”.
Più soddisfazione che amarezza nelle parole di Alejandro Valverde, all’ennesimo secondo posto in una grande classica: “Tutti ti chiedono di vincere, ma questa è la Liegi Bastogne Liegi, è una grande corsa ed è difficilissimo vincere. Sono soddisfatto soprattutto per tutta questa settimana. Primo, secondo e quarto non sono risultati alla portata di tutti”.
Anche Valverde spiega che è stata decisiva la poca selezione che si è creata: “Ho corso bene, ma il gruppo è rimasto molto folto e c’era molto controllo. Nel finale era importante capire dove partire. Ogni volta qualcuno dice che potevo partire prima, ma non si sa, Gerrans è un corridore molto veloce e bisogna fargli i complimenti, allo sprint è stato superiore.”
Ora per Valverde è tempo di una pausa: “E’ stata una grande prima parte di stagione, con otto vittorie, il podio in tutte le classiche, non potevo chiedere di più. Ora starò 3 o 4 giorni senza bici, poi inizierò la preparazione pensando al Tour de France”.
Ancora più piena è la soddisfazione di Michal Kwiatkowski, al primo podio in una classica monumento al termine di una settimana in cui ha dimostrato di avere i numeri per vincere tutte e tre queste classiche in futuro: “Puntavo ad essere in forma per le Ardenne e ci sono riuscito. Soprattutto oggi, in una delle corse più prestigiose, alla centesima edizione, in una squadra belga, è davvero speciale. Ho pensato di poter contare sullo sprint ed ho aspettato. Ho avuto un grosso sostegno dai miei compagni. L’anno scorso ho fatto dei buoni risultati in queste corse, ma non alla Liegi. Quest’anno mi sono preparato in modo diverso e mi sono sentito anche meglio rispetto alle altre corse. Questo mi dà grande morale per il futuro”.
Il grande protagonista della giornata è stato però Giampaolo Caruso. Non ha vinto, non è salito sul podio, ma il coraggio di un corridore che ha avuto meno di quello che meritava dalla sua carriera e per una giornata ha avuto l’occasione di correre per sè è quello che resta di più a livello emotivo di questa Liegi: “E’ stato un giorno emozionante per me. Ero in buona condizione e quando Rodriguez si è fermato ci hanno dato via libera per fare la nostra corsa. Ho fatto di tutto nelle ultime settimane per essere in forma, sono lontano dalla mia famiglia da quasi un mese e mezzo e quindi dedico questa corsa ai miei figli che non ho visto in questo periodo. L’accordo con Pozzovivo è stato buono, non guardo a lui per cercare scuse. Ho fatto del mio meglio. Normalmente io lavoro per Rodriguez, ho poche occasioni di fare la mia corsa. Da un lato sono felice perchè ho mostrato quello che posso fare, ma dall’altra parte forse ho perso l’occasione della vita”.
Tra gli sconfitti della Liegi è certamente Philippe Gilbert, che non è mai passato all’attacco come ci si aspettava ed ha concluso all’ottavo posto: “Mi facevano male le gambe, speravo di poter rompere la corsa nel tratto più difficile, ma con il vento contro e le squadre sempre più forti non c’era occasione di provare. Ma sono soddisfatto della mia settimana. L’Amstel è una corsa più tecnica e mi ci sento più a mio agio, la Liegi è una questione di forza ed oggi mi è mancata”.