Nell’incontro di ieri tra il premier Matteo Renzi e Vincenzo Nibali, oltre ai tradizionali convenevoli, ringraziamenti e incensamenti anche un po’ retorici e opportunistici, è emerso anche qualcosa di più concreto e sorprendente. Una nuova squadra di ciclismo tutta italiana per la quale Matteo Renzi avrebbe già sondato il terreno da qualche tempo. Il premier vorrebbe dare una spinta per creare questo progetto di ciclismo tutto made in Italy approfittando del grande consenso raggiunto da Vincenzo Nibali dopo la vittoria al Tour de France.
Ovviamente bisogna pensare anche al rapporto di Nibali con la Astana: il nostro campione ha un principesco contratto fino al termine del 2016 e si parla di un rinnovo già pronto, e ancora più principesco, fino al 2020. Le cifre sono mostruose: 15 milioni di euro per il prolungamento quadriennale.
Ma nonostante i tanti soldi messi in campo dalla Astana, Nibali non ha nascosto un certo interesse per il progetto a cui ha pensato Matteo Renzi: “Se si trasformasse in realtà mi piacerebbe esserci” ha rivelato Nibali dopo l’incontro a Palazzo Chigi.
L’idea è di quelle affascinanti: una squadra tutta italiana, sostenuta da un pool di grandi aziende pronte ad investire sulla rinnovata immagine del nostro ciclismo e su Vincenzo Nibali. Un progetto di cui il nostro ciclismo avrebbe bisogno. Quello che lascia perplessi è che la proposta arrivi da un politico, e soprattutto dal leader del primo partito italiano e Presidente del Consiglio. Quanto c’è di interesse reale verso Nibali e il ciclismo italiano dietro a questo progetto di Renzi, e quanto di opportunismo per sfruttare l’onda favorevole generata dalla vittoria del Tour de France? E’ un progetto per dare slancio allo sport italiano o per lustrare ancora l’immagine di un leader politico? Ecco, ci piacerebbe che questo progetto partisse completamente al di fuori della politica per essere davvero credibile.