A ruote ormai ferme è il momento di tirare le somme sulla stagione appena conclusa. Ecco la nostra top ten dei campioni del 2014. E’ naturalmente solo un gioco per parlare ancora dei corridori che ci hanno entusiasmato in questi lunghi mesi di corse.
1: Alberto Contador – Una stagione di fortissime emozioni per Contador. Il campione della Tinkoff era partito forte come non mai, vincendo Tirreno e Paesi Baschi e arrivando secondo al Catalogna e al Delfinato più per sfortuna che per demerito. La caduta e la frattura alla tibia al Tour l’ha ferito ma non abbattuto. Il ritorno al successo alla Vuelta Espana a tempo di record è da storia del ciclismo. Ha dimostrato di essere uno dei pochissimi campioni del ciclismo recente ancora capace di stravolgere le corse in ogni modo come ai vecchi tempi, attaccando da lontano come alla Tirreno o con lampi improvvisi come alla Vuelta.
2: Vincenzo Nibali Ha vinto, anzi stradominato la corsa più importante dell’anno. Un Nibali più forte che mai sulle strade di Francia, su tutti i terreni e in tutte le occasioni, sicuro e convinto come non mai. Le cadute di Contador e Froome lo hanno agevolato, ma la sua maglia gialla è stata la vittoria più netta e piena della stagione ciclistica. Nel resto della stagione però si è visto solo qualche sprazzo.
3: Alejandro Valverde – E’ stato il più continuo e il più forte a destreggiarsi tra corse a tappe e classiche, da inizio stagione fino alle sfide finali. Ha conquistato grandi vittorie, Freccia Vallone, San Sebastian, Roma Maxima, il podio a Lombardia, Vuelta e Mondiali, il primato nella classifica World Tour. Davvero tanta roba, per qualità e quantità. Ha perso l’occasione della vita al Tour, con un podio che era alla sua portata, e altri piazzamenti potevano essere vittorie con qualche tentennamento in meno. Ma Valverde è anche questo.
4: Nairo Quintana – Al Giro d’Italia ha confermato lo straordinario talento emerso al Tour della scorsa stagione: gambe, testa, continuità, rilassatezza, le doti del grande campione da corse a tappe a soli 24 anni. Sfortunato alla Vuelta Espana con due cadute che lo hanno sbattuto fuori quando era in lotta per la vittoria.
5: Simon Gerrans – L’esperto australiano non è un corridore che entusiasma, ma vince, tanto e soprattutto bene. Ha classe, ma soprattutto capacità di leggere la corsa come pochi e quando ha l’occasione non sbaglia mai. Quest’anno ha infilato così Liegi e classiche canadesi, oltre al Tour Down Under e al secondo posto ai Mondiali: come dire nove mesi sempre al vertice.
6: Michal Kwiatkowski – Lampi di classe purissima. Come alla Strade Bianche quando ha sverniciato Sagan, o alle classiche del nord, sempre sul podio e dintorni. Il Tour lo ha visto in grande difficoltà, ma ha saputo resettarsi e ripresentarsi per un grande finale di stagione. La vittoria al Mondiale è stata un capolavoro di talento e coraggio. Ha classe come pochi e nei prossimi anni regalerà spettacolo.
7: Marcel Kittel – Il velocista numero uno al mondo è ormai il tedescone. Altre quattro tappe al Tour e una manciata di vittorie straripanti di potenza sparse per la stagione. Al Giro lascia l’amaro in bocca per il suo ritiro dopo due volate vinte e nelle classiche più facili come Amburgo non riesce ancora a sfondare.
8: Alexander Kristoff – E’ il velocista dell’anno per le corse miste, quelle tra tappe ondulate e classiche mosse. Volate prima da guadagnarsi e poi da vincere. Alla Milano Sanremo qualcuno aveva storto la bocca, ma il norvegese ha fatto capire quali sono le sue qualità confermandosi con due tappe al Tour e la vittoria ad Amburgo, senza dimenticare il quinto posto al Fiandre che lo candida anche per le classiche del pavè.
9: Fabio Aru – Talento e carattere da campione. Aru è sbocciato subito, senza timori e paure. Un Giro e una Vuelta da urlo, con tre vittorie di tappa, un terzo e un quinto posto in classifica in mezzo ai più forti corridori del mondo. Soprattutto ha dimostrato di poter già sfidare Contador e compagni nelle gambe e nella testa. Il futuro è suo.
10: Fabian Cancellara – Ok, non è più il Cancellara di qualche tempo fa. Quest’anno per la prima volta il campione svizzero non ha regalato nessun numero “alla Cancellara”. I 33 anni compiuti forse cominciano a farsi sentire e per lui sta iniziando la parabola discendente. Ma con la vittoria al Fiandre, i podi a Sanremo e Roubaix è un gran bell’invecchiare.