Avrebbe compiuto 77 anni il 26 settembre 2019, ma una tragedia ha interrotto la sua vita prima: Felice Gimondi, uno dei volti più noti e rappresentativi del ciclismo italiano, è morto dopo essere stato colto da una malore quando stava facendo il bagno nei Giardini Naxos. Il campione italiano – che ha vinto tre Giri d’Italia, un Tour de France, una Vuelta e un Campionato del Mondo – è stato colto da quello che probabilmente è stato un infarto; a nulla sono valsi i tentativi di rianimazione della Guardia Costiera.
La carriera di Felice Gimondi: i grandi successi
Dalla considerazione di “eterno secondo”, per la sua grande rivalità con Eddy Merckx, fino ai grandi successi. Felice Gimondi è stato uno dei personaggi più rappresentativi del ciclismo italiano, grazie alle sue incredibili e numerosissime vittorie ottenute durante la carriera. Il primo dei tre Grandi Giri vinti è stato il Tour de France, nel 1965, a cui hanno fatto seguito il Giro d’Italia nel 1967 e la Vuelta nell’anno successivo. Lo stesso Gimondi, uno dei pochi aver vinto tutti e tre i Grandi Giri, si è poi ripetuto nel 1969 e nel 1976.
Il giorno dopo aver vinto il Tour de France in modo totalmente inaspettato Gimondi si dimise da postino, e iniziò la sua gloriosa carriera che lo portò a diventare uno dei più grandi idoli di sempre sulle due ruote.
A queste vittorie si associano anche la vittoria del Mondiale del 1973 (al Montjuic a Barcellona) e le numerose classiche monumento vinte, tra cui la Parigi-Roubaix, i due Giri di Lombardia e la Milano Sanremo. L’ultimo Giro d’Italia fu corso nel 1978, quando arrivò undicesimo, ma riuscì a contribuire proprio alla vittoria del suo eterno rivale, che intanto si trovava nella sua stessa squadra.
Proprio il belga Eddy Merckx ha voluto dedicargli le ultime parole: “Stavolta perdo io. Perdo prima di tutto un amico, poi l’avversario di una vita. A fine carriera siamo diventati amici. L’avevo sentito pochi giorni fa, che dire, sono distrutto…”
La morte di Felice Gimondi
In vacanza insieme alla famiglia, Felice Gimondi era ospite di una struttura alberghiera nei pressi di Taormina, ai Giardini Naxos. Ed è lì che si è verificata la tragedia, mentre il campione del ciclismo stava facendo un bagno è stato colto da un malore – probabilmente un infarto – che l’ha portato alla morte.
Il campione del mondo soffriva già di problemi di cuore, ma nessuno poteva aspettarsi la tragedia: una motovedetta della Guardia Costiera ha tentato di fare il possibile attraverso diversi tentativi di rianimazione, che però sono valsi a poco. Il 26 settembre 2019 avrebbe compiuto 77 anni.
Il ricordo nel mondo del ciclismo
In tanti hanno voluto, naturalmente, ricordare Felice Gimondi. Amici, colleghi e rivali ciclisti, che hanno corso insieme a lui o contro di lui negli anni, hanno ricordato quello che può considerarsi uno dei migliori ciclisti di sempre, nonché una delle figure più rappresentative del ciclismo italiano.
“Era un corridore vero, un duro che non mollava mai, eravamo avversari ma ci siamo sempre rispettati. Per tanti anni siamo stati assieme nel consiglio Uci, spesso viaggiavamo assieme dall’Italia a Ginevra, ci raccontavamo di tutto”, ha detto Francesco Moser, suo avversario e amico in vita “Non ce l’aspettavamo, l’ho visto l’ultima volta al Giro precisamente nella tappa di Courmayeur che il Giro lo ha anche deciso. Stava bene. Beveva sempre il mio vino, ogni anno glielo mandavo, di solito prendeva il moscato giallo. Un ricordo? Al Giro del ’76, che poi vinse, quando l’aspettammo dopo una caduta e sembrava che quasi non ce la facesse”.
Sulla stessa scia anche il ricordo di Gianni Motta: “E’ un colpo durissimo che mi lascia senza parole. Eravamo nemici sempre, ma c’era grande rispetto per l’uomo, per l’atleta e per il rivale. Con lui se ne va un pezzo della storia d’Italia e anche della mia. Eravamo entrambi nati poveri e siamo cresciuti a forza di colpi sui pedali. Eravamo rivali, litigavamo. Una volta lo chiamai e gli dissi basta litigare, Felice, pensiamo solo a correre”.
Non sono mancati, però, anche i ricordi del CT della Nazionale Italiana, Davide Cassani, e di Gianni Bugno. Il primo ha affermato che “Ho avuto un solo idolo nella mia vita: Felice Gimondi. Ogni volta che lo vedevo era un’emozione perché quando ti innamori di un campione è per tutta la vita. Sei stato un grande Felice”, mentre il secondo ha ricordato anche altro: “E’ una grave mancanza che lascia stupiti, non ci aspettavamo questa notizia. Ricordo un grande campione che non ha mai fatto parlare o cercato di mostrarsi al pubblico, è sempre stato schivo, è un campione che ha fatto la storia del ciclismo italiano. La rivalità con Merckx? Certamente senza il belga avrebbe vinto di più, ma ha avuto comunque la fortuna di diventare tra i più grandi della storia del ciclismo. Non parlava molto se non con i fatti e ha sempre espresso le sue opinioni senza clamori”.
In ultimo, le parole di Renato Di Rocco, presidente di Federciclismo: “Una tristezza enorme. C’è rammarico, delusione, un pianto nel cuore. Ho seguito tutta la sua carriera da dirigente, l’ho sempre ammirato e apprezzato”, e ancora “L’oro al mondiale di Barcellona nel 1973 è il ricordo più bello e poi è stato uno dei pochissimi ad aver vinto tutti e tre i grandi giri. La rivalità con Merckx? Ma erano anche amici, e lo erano ancora adesso. Si rispettavano sia in bici che da ex corridori. Felice era una persona che stava bene con tutti ed era apprezzato da tutti”