Il percorso più spettacolare possibile, il miglior cast di protagonisti possibile. A tre settimane dalla presentazione ufficiale del Giro d’Italia 2018 il lavoro di Mauro Vegni è su diversi fronti, anche se quello più urgente è per definire le tappe.
Le tre che apriranno il programma della Corsa Rosa in Israele sono tutte confermate, non così per le altre tre in Sicilia perché saranno decisivi gli esiti delle elezioni regionali in svolgimento oggi (5 novembre) visto che la Regione deve garantire i fondi per coprire i costi.
Quindi, in caso di rinuncia, dovrebbe scattare il piano B che taglierebbe fuori la Regione e forse anche parte del Sud, ma il Giro comunque interessa a molti big e RCS ha ancora la speranza di poter portare al via accanto a Fabio Aru (UAE Team Emirates) sia Vincenzo Nibali (Bahrein Merida) che Chris Froome (Team Sky) e Tom Dumoulin (Team Sunweb).
Giro d’Italia 2018, Mauro Vegni vuole tutti i big al via
Nessuno degli ultimi tre al momento ha confermato la sua presenza, come ha confermato Vegni intervistato da cyclingnews.com, ma nemmeno smentito e l’organizzazione sta lavorando intensamente per riuscire a convincerli.
In effetti il nome di Nibali è probabile, ma il duello tra Froome e Dumoulin che è anche campione in carica si dovrebbe vedere al Tour de France 2018.
L’unico no certo è quello di Nairo Quintana che si concentrerà sulla Grande Boucle e quindi la Movistar al Giro porterà come capitano uno tra Mikel Landa e Alejandro Valverde. Vegni comunque confessa il suo sogno.
“Vorrei vedere al via i primi due classificati in ognuno dei Grandi Giri 2017”, quindi ad esempi anche Rigoberto Uran (EF Drapac).
Grandi Giri da due settimane? Ecco la risposta
Vegni non si è sbilanciato sul percorso del Giro d’Italia 2018 che dovrebbe concludersi a Roma (fino al 2021 come ha anticipato l’ultimo numero di Bicisport).
Ma è stato chiaro sull’eventualità di un futuro a due sole settimane per i Grandi Giri come sembra voler proporre il nuovo corso dell’UCI: “Questa è sicuramente un’opzione ma deve essere analizzata e si deve fondare su numeri certi.
Però è comunque chiaro che ogni novità dovrà essere applicata al Giro d’Italia come al Tour de France e alla Vuelta.
Passare da tre a due settimane significa perdere sette giorni di grandi corse e grandi ascolti in televisione”. E questo peserà molto sul giudizio finale.