L’orgoglio e la classe che appartengono solo ai Campionissimi, la magia ed il fascino unico della Corsa Rosa, ci hanno fatto vivere oggi, 27 Maggio 2016, un momento epico: il Colle dell’Agnello (la Cima Coppi), il Gregario che si immola per il Capitano, la maglia Rosa che cade, crolla e rimane sola, l’attacco sulla salita finale che porta in Francia, l’arrivo in solitario di Vincenzo Nibali e le lacrime finali.
Ma andiamo per ordine
La tappa parte forte con la salita del Colle dell’Agnello, la Cima Coppi a 2.774 metri e la neve ai bordi della strada con le persone ed i camper assiepati da ieri notte per una cornice che riportava il ciclismo a quella dimensione di umanità, sacrificio, dolore, gioia e magia che si respira solo nella sfida estrema dell’uomo sulla montagna.
Il Gregario Michele Scarponi, anni 36, fido scudiero dello Squalo Nazionale, parte per un’impresa solitaria che lo avrebbe condotto alla vittoria finale, arrivando ad avere 5 minuti di vantaggio alla fine della salita ed aggiudicandosi per uno strano segno del destino la Cima Coppi, se gli ordini di ammiraglia di Martinelli (DS Astana Pro Team) che ricorda i vecchi allenatori italiani (Ranieri, ndr), non lo avessero fermato per aspettare Nibali, il suo Capitano.
Appena iniziata la discesa non particolarmente tecnica, ma con punte di velocità molto elevate, la maglia Rosa Steven Kruijswijk, cade in una curva a sinistra su un cumulo di neve e spaventa tutti per la dinamica; si rialza, riparte ma la bici lo tradisce, deve aspettare l’ammiraglia che non può raggiungerlo subito, ma stoicamente si getta all’inseguimento di Nibali e Chaves con cui era arrivato in cima.
Qui inizia il calvario crudele e spietato della maglia Rosa: il corridore olandese ha dimostrato perchè l’ha indossata e lo ha fatto con onore e rispetto. Chapeau.
Si, perchè qui si inizia a parlare francese, si sale verso Risoul, si sconfina dai nostri cugini d’oltralpe. E Vincenzo Nibali sente aria di casa (qui nel 2014 fu secondo), la pedalata è buona, fluida. Anche l’attuale maglia Rosa, il buon Chaves, però va forte, tremendamente forte, al punto che salendo Cima Coppi con un paio di affondi ha fatto perdere qualche metro a Nibali e la delusione davanti alle Tv, con la testa scossa, aveva preso il sopravvento.
Alejandro Valverde, intanto, perdeva un paio di minuti dimostrando comunque di essere un campione per come sta vivendo questo Giro (peccato non averlo avuto prima, ndr) e la maglia Rosa, sola, come vuole il suo sudario, dava tutto per restarle attaccato.
Qui il Gregario inizia a fare il passo, sempre più forte, sempre di più, fino a quando si fa da parte, perchè da dietro è arrivata la voce del Capitano: Vincenzo Nibali scatta sulla sinistra e prova ad andarsese via, 5/6 scatti e sembra riuscirci, ma il buonissimo Chaves resiste e rimane a ruota.
Solo i fortunati presenti sono riusciti a capire quando Vincenzo Nibali se n’è andato: solo l’immagine dell’elicottero è riuscita a captarlo. È andato via… i secondi aumentavano in maniera lenta e costante, come fosse una passerella da gustare, niente conti di secondi o classifica generale, solo “Un uomo solo al comando” era il pensiero nel cuore di chi ama questo sport.
Chaves provava a resistere, ma lo Squalo d’Italia, vola come un ragazzino pieno di sogni su una litoranea in quel maledetto 15 Maggio… e la salita diventa bella, affascinante, dura, da combattere, da vendicare.
Nella pedalata di Nibali si vedeva una catena rigida, ben tirata, la posizione del passista su una pendenza del 6%, la feroce determinazione unita all’orgoglio e la classe di un Campione vero, la rivincita, una curva dedicata a Te e le lacrime di tutti gli italiani sparsi nel pianeta e poi… a casa loro (e i francesi che s’incazzano… ndr) c’è ancora più gusto.
Poi la fine. L’arrivo. Pedala Vincenzo, fino alla fine, pedala. Alza le braccia. Pensa: “È per Te Rosario che oggi ho vinto”.
(credit: twitter @AstanaTeam @bettiniphoto)
Ma non è ancora finita, appena fermo Vincenzo Nibali esulta, si asciuga, si copre il volto e si vedono le spalle e la schiena contrarsi: è il pianto epico di Vincenzo, “Lacrime di Felicità”; nel frattempo arriva Michele Scarponi e i due si abbracciano come in un film.
(credit: google immagini)
Domani c’è il tappone decisivo, si questa è un’altra storia, ma dal cuore arriva il sussulto: “Vola Vincenzo… Vola”!